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Lo SCAU DELLE ROSE (ScAu Der reuse)

Questa è una bellissima testimonianza raccolta da Carla e Felicina Taretto intervistando Angelo, classe 1935, di Levice.

Negli anni 50, quando Angelo aveva 15 anni, molti giovani di Levice e Prunetto, la domenica pomeriggio si trovavano qui, dove c'era questa costruzione in mezzo ai boschi chiamata " Scau delle Rose "sulla strada che da Prunetto porta a Castelletto e Pezzolo Valle Uzzone.

Lo Scau der Reuse era un luogo di ritrovo strategico perché i ragazzi, partiti da casa per andare al pascolo vi arrivavano con le loro pecore, le lasciavano brucare da sole in un’ampia radura erbosa circondata dal bosco mentre loro si trovavano a ballare nello scàu. Lo scopo era quello di divertirsi, almeno la domenica pomeriggio, incontrarsi tra ragazzi e ragazze e, se andava bene, farsi la morosa o il moroso.

Con il tempo erano riusciti anche a far venir su da Gorzegno, pagandolo con qualche buona bùta, un famoso suonatore di fisarmonica, Serafino Decastello, detto Fino, virtuoso musicista e cantante di bàl a palchèt che intratteneva il giovane pubblico con mazurche, valzer, tanghi, polche e ritmo. 
In allegria, al ritmo della musica si ballava tutto il pomeriggio e poi, all’imbrunire, ognuno riprendeva le sue pecore e tornava a casa, magari allungando un po’ la strada del ritorno per accompagnare la fija per la quale si aveva la simpatia…
Tutto questo avveniva ovviamente nella bella stagione, soprattutto d’estate. 

In inverno invece , non potendo andare al pascolo nei boschi (“a scheu ‘nt er ciàdzre”) i giovani si radunavano poco lontano dallo Scàu, presso una casa della frazione Valdame, la casa di Curìnu (al secolo Dotta Corrado) personaggio molto conosciuto in Alta Langa per un certo suo handicap fisico ma ben voluto da tutti per la simpatia e l'intelligenza. 
Curìnu apriva casa sua e cedeva un’ampia sala a musicisti e ballerini per il divertimento domenicale.
Lo scàu delle Rose e Cà d’ Curìnu divennero presto conosciute da tutti in valle Bormida ed Uzzone tanté che vi stazionavano pure i bacialèt, per combinare i matrimoni al fine di guadagnarsi il famoso paltò o la giacca, a seconda delle stagioni.

La frazione di Valdame, allora la più popolosa di Levice è ora completamente abbandonata, lo Scàu delle Rose è diroccato in pieno bosco e di tutte le case di Valdame ce n’è solo più una in piedi, assieme alla bella chiesetta. 
Valdame, la Valle delle Dame (secondo altri la Valle di Adamo  perchè forse ci viveva un ebreo: i levicesi dicono Valadàm ) e lo Scàu delle Rose, dove fiorivano i nuovi amori, ci piace ricordarli così, come un antico tenero ricordo del secolo passato (Giampiero Johny Murialdo)

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