ALTALANGAultimafrontiera
  • Storie
    • Storie >
      • Quell’armadio a muro, nella chiesa di San Bovo
      • Il ricordo più terribile della guerra
      • La storia della “festa di San Bovo”
      • Quando le canzoni si imparavano al mercato
      • Donna di Langa
      • Scòȓa ’d vita
      • Litighé pëȓ ȓ'ombȓa 'dȓ'àso
      • Cuȓe di contadin ëd na vòta
      • La piccola scuola di Baratta
      • Nerina
      • La battaglia del Forte di Ceva
      • La corriera del mercato del Venerdì
      • Ar frèsch
      • A ciapè er Grive
      • ANTICHI MESTIERI
      • Il carro di Candido
      • San Callisto - Levice
      • Scau delle Rose - Levice
      • Stella Boera
      • Trebbiatura alla Berria
    • Itinerari >
      • Da Prunetto a Gottasecca
      • Una passeggiata ai Galli
      • Regione Bandia in Valle Belbo
      • Scau delle Rose - Levice
    • Racconti >
      • BRUCARE PIANO
      • DUE VIGNE IN UNA
      • Il valore delle uve
      • LE ROGAZIONI
      • 1958: Festa dell'Immacolata
      • Bigàt e cochèt
      • Na vòta is massava 'ȓ crin ën cà
      • Ciclo del grano
      • Il ciclo della Farina di grano tenero/farina
      • Ciclo del PANE
      • Profumi e puzza
      • Dëspojé ȓa meȓia
      • Er feu d'ra Madòna
      • Aȓia e vent
      • Trabalero
      • Béstia gràma
      • Girulùn e lingère
      • Zolle di Langa? Un digestivo
      • A Natale, una volta
      • MASCHE & “AULIN”, SANTI & MORTI
      • Stòira nostȓan-a do lov e dȓa voȓp
      • Il maialino Lesco
  • Personaggi
    • Teresa
    • Tòni bon
    • Maȓia ‘d Falèt
    • Ghitin, “donna di Langa”
    • Ricordo di Michele Ferrero
    • ër bacialé
    • Ra stòria ’d Norina e dr’Ostu dra Fnuja
    • ATTILIO e TERSILLA, da una fotografia una storia
    • Bȓindeuȓ e Mediatoȓ
    • ADDIO GIACOT
    • Giachet'
    • Bastian "Trè dì"
    • F.lli Fogliati
    • Tolon èr mascon
    • Giovann ëd Giampé
    • Agostina e Serafino
    • Maria dra Bràja
    • Gepo dëȓ Bȓich
    • Eligio ai Granarèt
    • LIGIU DA SËRVITÙ
    • Maria maestra a Bruceto
    • Nòtu ‘d Tumà
  • Poesie
    • Còsa son-i ‘ȓ Langhe!?...
    • Cavèj dëȓ pentuuu!...
    • ËȒ SIAȒE DËȒ ME BȒICH PRIMO CULASSO
  • Album
    • Antiche cartoline
    • All'alba
    • D'Autunno
    • Case di Frontiera
    • Centri Storici
    • Ciampicul
    • Creature di Langa
    • Nebbie
    • Neve
    • orchidee selvatiche
    • Tramonti
    • Il trifulau
    • Prunetto
  • Contatti

Il Carro di Candido

Quando si arriva allo spettacolare anfiteatro della Rocca Cruera e, più a monte alla Rocca di Bùj,  dove i benevellesi ricoveravano i "buj dr'avije", le arnie delle api, in inverno, si rimane colpiti dalla bellezza del sito. È territorio di confine anche questo perché ci si arriva da Borgomale e già al di là della Berria è Lequio. 
Nel campo sotto la strada il grano è stato tagliato come una volta e raccolto in covoni che dopo l'essicazione verranno ammucchiati in "capàle" (fatte di 15 covoni), quindi si faranno i "burlót" o la "burla " in attesa della macchina da battere.
Candido mi spiega tutto per bene, con pazienza e precisione, e ricorda i tempi di suo nonno e di suo padre, quando ancora il "rodone"del mulino girava e tutt'intorno i campi erano coltivati come giardini. 
M'accompagna poi nell'amena valletta del Berria, posto veramente fantastico, silenzioso, con il solo sottofondo del sommesso gorgoglio dell'acqua del torrente, fresca e trasparente. Superiamo diversi guadi per arrivare infine nell'ampia radura del Molinetto. La vecchia casa , forse anch'essa un antico mulino, è ormai cadente, ma di grandissimo fascino. 
Sul fianco nord - ovest si sviluppa la più fantastica rocca di Langa che abbia mai visto, con stratificazioni variegate dalle quali sporgono conformazioni di arenaria dalle forme più fantasiose: bocce, dischi, figure conglomerate che parrebbero scolpite da Niki de Saint Phalle. 
Ai piedi ed in parte sotto la rocca che li sovrasta, assieme ad un noce cresciuto di traverso, sostano i due famosi carri di Candido, abbandonati lì nel 1969, uno ancora carico del fieno del secolo scorso, appena coperto da un velo di polvere. 
Candido dice di averlo lasciato li il fieno, provvisoriamente, il giorno prima delle sue nozze, avendo cose più importanti da fare e poi di non essere mai più andato a riprenderselo. Candido, sornione, se la ride, ed i suoi occhi brillano alla luce dei ricordi: ne sono contagiato anch'io. 
Non so se me la racconta giusta ma sicuramente questa storia gli ha portato bene, e fa sognare anche me.
​
G.J. Murialdo
Powered by Create your own unique website with customizable templates.