Aȓia/vent di primo culasso
In questi giorni, per 2 settimane, fino a mercoledì 20, nel pomeriggio fino a sera, tirava un vento che metteva paura. Specialmente sulle dorsali dei bricchi (h 500/600 mt) era impossibile rimanere fuori, faceva freddo, ti portava via la porila[1], campava in aria addirittura i coppi sul tetto, malmenava gli alberi, scopava il fojàch[2], strattonava anche le foglie verdi, al punto da incutere pena e spavento.
Un mio amico, trovatosi alle strette e provando i miei medesimi stupori, mi fa una domanda che, su due piedi, mi ha messo in crisi. Mi dice: - perché in Langa la chiamiamo aria e non vento come a Torino? – Pardon, ho dimenticato di dirvi che siamo due cultori del dialetto Albese -.
A questa mira mi son grattata la biòca[3] e ȓ’heu sgnacà[4] la porila fin sulle orecchie, e mi son messo a cabalizzare. Non penso di aver scoperto l’acqua cëppa[5], mi son messo a cercare sullo Zingarelli del 1922 e sono andato a cercare il significato delle due parole. Praticamente è venuto fuori questo:
-Vent = etimo ventum di origine indoeuropea = movimento prevalentemente orizzzontale delle masse d’aria. Esse sono: Tramontana che proviene da Nord, assai forte, Vento marino che arriva dal mare e mitiga il clima dell’entroterra, Anabatico, che sale sul fianco delle montagne, Catobatico che scende lungo il fianco delle montagne, Libeccio che spira da Sud/Ovest spesso violento, chiamato cosi perché proviene dalla LIBIA, Scirocco, molto forte che arriva dalla SIRIA, Maestrale, maestro dei venti, da Nord/Ovest generalmente freddo e secco caratteristico del Tirreno direzione Nord-Nord/Ovest cioè verso la terra ferma.
Quello che tira da noi, mi pare, è lo Scirocco mescolato al Levantino e coi tempi che corrono penso che ci sia anche la zampata del Libeccio (di traverso), aggiungerei il Grecale (dalla Grecia), direzione da Nord/Est > terra ferma, freddo e intenso.
Un vecchio saggio, mi pare NÒTO ‘d TOMÀ mi raccontava, anni ’50, che il vento quando tira forte e insiste è una marca brutta, foriera di calamità e disordini, è come il pensare male derivante dai tanti pensieri cattivi, il saggio diceva: essi portano il Mondo in rovina. Cosa vediamo mi pare congruente alla nostra ristretta, persolale ricerca.
-Aȓia = etimo aerea = sottolivello fluido che circonda la terra e dà respiro; miscuglio gassoso inodoro, insaporo, composta da azoto e ossigeno che forma l’indispensabile atmosfera alla vita vegetale e animale. Infatti si dice aria fresca, aria pura, aria viziata, aria surriscaldata, aria inquinata, aria fritta etc.
Essa aria si usa anche per significare musica (corrente), avèj màch ȓ’aȓia da stàssi (aspetto: avere solo l’aspetto del cretino…però), avere l’aria stanca, avere una nomina grama, lvesse ȓ’aȓia, mandé an aȓia, andé an’àȓia, campé an’àȓia, voȓé an’ària, aȓia e patàȓia.
Concludo nel dire che in Langa ȓ’aȓia è sinonimo ‘d vent. Richiamando l’aria inquinata, tra le altre cose, si può dire che il CO2 ha rotto il coperchio del Mondo (ozono), vedi scioglimenti di ghiacciai e l’esaurimento dell’acqua.
Cito un modo di dire arcaico e ricorrente: toca voghe con ch’a tiȓa ȓ’aȓia! (bisogna vedere in che direzione tira l’aria). È anche vero che detto così sembra rassegnazione, accettazione, adesione… ma vuol anche dire che le leggi di natura ci danno dei segnali significativi anche se la bontà e la cattiveria sono vecchie come il mondo. Specialmente la seconda è cattiva da estirpare.
Ciau
PRIMO CULASSO
[1] Porila = berretto con porilo, dopo il tricorno usato
molto anche dai preti
[2] Fojàch = foglie secche
[3] Biòca = testa
[4] Sgnacà = schiacciata, compressa
[5] Cëppa = acqua tiepida