Donna di Langa
Luogo: Piano Salino, sottostante cascina LANGA di Fenogliana memoria – mio intervento al Cappelletto, Trezzo T. il 25.6.09 -
primo culasso
Cenni storici sulla scultura della Donna di Langa.
1°: delibera approvata anni 78/79, sindaco Piero Culasso e relativi contributi da CRC
poi BRE
2°: realizzazione anni successivi (89) da amm.ne Carlo Ferrero (le date sono basate
sulla memoria…)
“Piano salino”: risale dal Miocène (13-11 mio anni/fa) formazione terrestre di Lequio B. di età Serravalliana. Rocce per sedimentazioni su fondale marino con corrugamenti e orogenesi. Oggi è circa 600mt/h, prima era a -600 mt/h : quindi sono 600+600=1200mt./12 mio di anni = 0.1 mm x anno.
Poi segue il Pliocene (5.2 – 1.6 milioni di anni fa) dove è iniziata l’evoluzione di piante e animali. Vedi Homo sapiens = evoluzione dei primati.
Il prof. Oreste Cavallo, mio amico, mi ha assicurato dell’assenza di miniere saline in questo luogo; piuttosto Piano Salino deriva dal percorso della Magistra Langarum Salis (siamo nell’alto m.evo 1000 fino al 1200 dc) che passava da Naranzane > Gàla >Rocchetta B.>Cossano B. etc., perciò pian salino poteva benissimo funzionare (siamo appena sopra Mompiano, luogo pianeggiante e fresco nel mezzo del bosco) come sosta ai carrettieri e barocciai che operavano scambi e baratti di merci con la Liguria.
Ha destato profonda tristezza la morte di Marco Gallo (classe 1944) scultore della donna di Langa e del Cristo in bronzo donato alla parrocchia di Mango. Il monumento rappresenta ed evoca simbolicamente le donne di Langa e la loro biologia contadina a 360°. Questo simbolo è lì per ricordarci personaggi “dornà” da da ’ndërnà (dalle reni rotte da fatica) e colatà (col giogo sul collo) perciò domate alla fatica e ai sacrifici. Senza fare troppi complimenti tipo: smoȓesse (giocare) e vissiosáiȓe (cioe avvezze ai vizi).
In un primo tempo si era pensato, per non sprecare, di mettere al posto del monumento delle donne vere, vive, …come piantone e una semplice garitta a buon patto, che a turno avrebbero rappresentato la tipica Donna di Langa, ma è subito emerso un problema logistico sull’anzianità, sulla rappresentanza. Insomma, l’immagine e il portamento che dovevano avere; per non essere troppo trasandate ma risultare succinte, da dimostrare i meriti conquistati sul campo e riconosciuti dal popolo…insomma una bella gatta da pelare. Siete tutti al corrente delle gelosie, del vizio di vedere cosa fa uno e cosa fa l’altro. Comunque il concorso non ha avuto successo.
Devo confessarvi che i tempi erano duri e che addirittura, parlo in prima persona, io avevo preso in “ghignone” mia mamma che mi proibiva di giocare e mi obbligava ad andare al pascolo da solo, non con i miei amici. Con il senno del poi e l’usura del tempo mi è passato questo rancore e mi sono ricreduto e non rimpiango la tipica Donna di Langa. Comunque non sto’ quì a fare l’appello degli esemplari più rappresentativi, ma le donne presenti, assenti, le defunte hanno tutte la patente di Donna di Langa con tanto di fiocchi e frange. Parlo delle generazioni che oggi hanno bollato la cartolina dei 60-70 anni e dintorni.
Io sono emigrato nell’urbe e dalla mia postazione lavorativa vedevo i cioccolatai che con vero spiriro langhetto tenevano duro, essi lavoravano in fabbrica e dopo nelle loro cascine di Langa. Con tanto sacrificio e con l’intervento, a fine turno, di aiutare i genitori, nelle operazioni campestri già meccanizzate, e tirare avanti la baracca. Qui va ricordato il grande merito della FERRERO che provvedeva e provvede tuttora al trasporto gratis, andata/ritorno, al proprio paese.
Chi avevano alle spalle o di fianco? “ la Donna di Langa”. Scusate il paragone ma io metto in similitudine le donne di langa al gioco del calcio; ma in quelle partite dei mondiali, quelle che finiscono ai rigori, quindi vissute con campanilismo e agonismo. Lo stesso rigore e campanilismo è vissuto e praticato nelle famiglie di Langa o almeno lo era.
Ricordo e noto ancora, parlo della mia generazione e ante, un certo isolamento nel mondo contadino, determinato da questo stoicismo nel rigore: coltivare il proprio orticello e concimarlo magari di notte per avere la “roba più bella” e dimostrare al vicino la propria bravura: esse pì bel che n’àtȓ (essere più in gamba del vicino). Questa latente gara dà un profitto produttivo che però và a scapito della amicizia, quella vera, che oggi chiamano socializzazione e per fortuna si va gradatamente stemperando.
Per fortuna che abbiamo i giovani, parlo delle ultime due generazioni, che hanno visto un crescendo positivo nel tenore di vita (ma anche di lavoro). Essi sono più aperti poichè fanno esperienze anfibie, cioè nella terra (nita = sporcarsi, infangarsi) e fuori terra; confidiamo nelle neo donne di Langa affinchè la scuola delle fascine secche (cioè rami secchi) ricordi loro la Magistra Langarum panis , e non più solo “salis”, riscaldi ancora l’ambiente e le conservi nel loro habitat con ruoli sempre importanti.
Gli uomini saranno colatà, collattati bene ma sono sempre dei “bonòm = ingenui”. E’ sempre la donna, che normalmente vive nell’ombra, e senza tanti “spatuss” a dominare la situazione familiare. E’ la soluzione vincente anche se il miraggio all’idolatrìa del “bocin d’òȓ = vitello d’oro”, alla roba, sono forti però non devono comunque e sempre essere al primo posto.
Per dare senso al teorema uso due aneddoti diventati modi di dire o proverbi:
Concludo e dico: sono comunque onorato di appartenere alla stirpe langhetta. Devo farvi i miei complimenti care donne di Langa. E’ però doveroso rivolgere e dimostrare gratitudine ai Sindaci che a quei tempi sono stati lungimiranti nell’aver scelto Piano Salino, quindi il nostro paese per la scelta del luogo e di aver compreso, già allora, il valore per la dedizione al lavoro già descritta prima. Al sindaco Mario Viazzi e ai suoi gregari di squadra auguro di portare a compimento e a buon fine l’opera il cui progetto risulta ambizioso e di tutto rispetto. Troppo spesso essa è stata oggetto di immeritato oltraggio da vandali malvagi e senza scrupoli. Oggi, probabilmente la cosa sarebbe più problematica per via della globalizzazione e delle pari opportunità dei “campanili” al di-quà e al di-là del Tanaro. Quindi sindaco M. Viazzi ti auguro buon lavoro e buona fortuna.
Ciao a tutti
Primo Culasso – 5/6/09
1°: delibera approvata anni 78/79, sindaco Piero Culasso e relativi contributi da CRC
poi BRE
2°: realizzazione anni successivi (89) da amm.ne Carlo Ferrero (le date sono basate
sulla memoria…)
“Piano salino”: risale dal Miocène (13-11 mio anni/fa) formazione terrestre di Lequio B. di età Serravalliana. Rocce per sedimentazioni su fondale marino con corrugamenti e orogenesi. Oggi è circa 600mt/h, prima era a -600 mt/h : quindi sono 600+600=1200mt./12 mio di anni = 0.1 mm x anno.
Poi segue il Pliocene (5.2 – 1.6 milioni di anni fa) dove è iniziata l’evoluzione di piante e animali. Vedi Homo sapiens = evoluzione dei primati.
Il prof. Oreste Cavallo, mio amico, mi ha assicurato dell’assenza di miniere saline in questo luogo; piuttosto Piano Salino deriva dal percorso della Magistra Langarum Salis (siamo nell’alto m.evo 1000 fino al 1200 dc) che passava da Naranzane > Gàla >Rocchetta B.>Cossano B. etc., perciò pian salino poteva benissimo funzionare (siamo appena sopra Mompiano, luogo pianeggiante e fresco nel mezzo del bosco) come sosta ai carrettieri e barocciai che operavano scambi e baratti di merci con la Liguria.
Ha destato profonda tristezza la morte di Marco Gallo (classe 1944) scultore della donna di Langa e del Cristo in bronzo donato alla parrocchia di Mango. Il monumento rappresenta ed evoca simbolicamente le donne di Langa e la loro biologia contadina a 360°. Questo simbolo è lì per ricordarci personaggi “dornà” da da ’ndërnà (dalle reni rotte da fatica) e colatà (col giogo sul collo) perciò domate alla fatica e ai sacrifici. Senza fare troppi complimenti tipo: smoȓesse (giocare) e vissiosáiȓe (cioe avvezze ai vizi).
In un primo tempo si era pensato, per non sprecare, di mettere al posto del monumento delle donne vere, vive, …come piantone e una semplice garitta a buon patto, che a turno avrebbero rappresentato la tipica Donna di Langa, ma è subito emerso un problema logistico sull’anzianità, sulla rappresentanza. Insomma, l’immagine e il portamento che dovevano avere; per non essere troppo trasandate ma risultare succinte, da dimostrare i meriti conquistati sul campo e riconosciuti dal popolo…insomma una bella gatta da pelare. Siete tutti al corrente delle gelosie, del vizio di vedere cosa fa uno e cosa fa l’altro. Comunque il concorso non ha avuto successo.
Devo confessarvi che i tempi erano duri e che addirittura, parlo in prima persona, io avevo preso in “ghignone” mia mamma che mi proibiva di giocare e mi obbligava ad andare al pascolo da solo, non con i miei amici. Con il senno del poi e l’usura del tempo mi è passato questo rancore e mi sono ricreduto e non rimpiango la tipica Donna di Langa. Comunque non sto’ quì a fare l’appello degli esemplari più rappresentativi, ma le donne presenti, assenti, le defunte hanno tutte la patente di Donna di Langa con tanto di fiocchi e frange. Parlo delle generazioni che oggi hanno bollato la cartolina dei 60-70 anni e dintorni.
Io sono emigrato nell’urbe e dalla mia postazione lavorativa vedevo i cioccolatai che con vero spiriro langhetto tenevano duro, essi lavoravano in fabbrica e dopo nelle loro cascine di Langa. Con tanto sacrificio e con l’intervento, a fine turno, di aiutare i genitori, nelle operazioni campestri già meccanizzate, e tirare avanti la baracca. Qui va ricordato il grande merito della FERRERO che provvedeva e provvede tuttora al trasporto gratis, andata/ritorno, al proprio paese.
Chi avevano alle spalle o di fianco? “ la Donna di Langa”. Scusate il paragone ma io metto in similitudine le donne di langa al gioco del calcio; ma in quelle partite dei mondiali, quelle che finiscono ai rigori, quindi vissute con campanilismo e agonismo. Lo stesso rigore e campanilismo è vissuto e praticato nelle famiglie di Langa o almeno lo era.
Ricordo e noto ancora, parlo della mia generazione e ante, un certo isolamento nel mondo contadino, determinato da questo stoicismo nel rigore: coltivare il proprio orticello e concimarlo magari di notte per avere la “roba più bella” e dimostrare al vicino la propria bravura: esse pì bel che n’àtȓ (essere più in gamba del vicino). Questa latente gara dà un profitto produttivo che però và a scapito della amicizia, quella vera, che oggi chiamano socializzazione e per fortuna si va gradatamente stemperando.
Per fortuna che abbiamo i giovani, parlo delle ultime due generazioni, che hanno visto un crescendo positivo nel tenore di vita (ma anche di lavoro). Essi sono più aperti poichè fanno esperienze anfibie, cioè nella terra (nita = sporcarsi, infangarsi) e fuori terra; confidiamo nelle neo donne di Langa affinchè la scuola delle fascine secche (cioè rami secchi) ricordi loro la Magistra Langarum panis , e non più solo “salis”, riscaldi ancora l’ambiente e le conservi nel loro habitat con ruoli sempre importanti.
Gli uomini saranno colatà, collattati bene ma sono sempre dei “bonòm = ingenui”. E’ sempre la donna, che normalmente vive nell’ombra, e senza tanti “spatuss” a dominare la situazione familiare. E’ la soluzione vincente anche se il miraggio all’idolatrìa del “bocin d’òȓ = vitello d’oro”, alla roba, sono forti però non devono comunque e sempre essere al primo posto.
Per dare senso al teorema uso due aneddoti diventati modi di dire o proverbi:
- pëȓ conosse n’òm fuȓb i-i và ën fuȓb e mes = per conoscere un uomo furbo
- ȓa dòna pì gòfa a vàȓ doj òm = la donna più goffa vale due uomini
Concludo e dico: sono comunque onorato di appartenere alla stirpe langhetta. Devo farvi i miei complimenti care donne di Langa. E’ però doveroso rivolgere e dimostrare gratitudine ai Sindaci che a quei tempi sono stati lungimiranti nell’aver scelto Piano Salino, quindi il nostro paese per la scelta del luogo e di aver compreso, già allora, il valore per la dedizione al lavoro già descritta prima. Al sindaco Mario Viazzi e ai suoi gregari di squadra auguro di portare a compimento e a buon fine l’opera il cui progetto risulta ambizioso e di tutto rispetto. Troppo spesso essa è stata oggetto di immeritato oltraggio da vandali malvagi e senza scrupoli. Oggi, probabilmente la cosa sarebbe più problematica per via della globalizzazione e delle pari opportunità dei “campanili” al di-quà e al di-là del Tanaro. Quindi sindaco M. Viazzi ti auguro buon lavoro e buona fortuna.
Ciao a tutti
Primo Culasso – 5/6/09