ADDIO GIACOT ! (tratto da "fru fru fra le fratte" di Antonio bergadano)
Giacòt fu un famoso personaggio di Benevello, rievocato nel libro “Fru Fru fra le fratte” di Antonio Bergadano (1984) . Dun Tunìn trascrive un toccante ricordo di Giacot, purtroppo anonimo, pubblicato qualche anno prima su Gazzetta d’Alba, in occasione della sua morte.
“Ricordo una decina d’anni fa: a Benevello era rimasto solo lui, con il suo enorme bue, a lavorare la terra: tutti gli altri si erano aggiornati, acquistando il trattore. Lui no, continuava con il carro ed il suo bue ad arare, seminare e raccogliere i frutti che la terra gli offriva. Quando incontrava un vicino con uno di questi mezzi nuovi non si scomponeva: alzava lo sguardo sotto quel suo cappello nero, allo stesso modo il braccio lo seguiva e con il suo bastone accennava un saluto sincero, giusto come lui, antico come il mondo; dal canto suo il bue dava un’occhiata a quel mezzo rumoroso e, ad unico disappunto, rimuoveva due o tre volte gli occhi, che avevano solo il difetto di essere buoni, verso il fumo del trattore che lo irritava. Proseguivano così, e si perdevano nelle curve della campagna, in un meraviglioso paesaggio che non abbiamo più. Ultimamente si doveva constatare che, in questa terra, in certi periodi, lavorare nei campi diventata scomodo se non addirittura dannoso, quando si doveva sarchiare il granoturco o <<dare un solco>> tra i filari delle viti. A testa bassa si andava allora da Giacòt, a farsi imprestare il bue. E lui, avviandosi verso la stalla, rispondeva con una frase che forse celava l’orgoglio e la gioia di quel gesto senza però offendere il proprietario del trattore che si era rivolto a lui: <<Io te lo impresto volentieri, ma lo sai, è come me, fa solo quel che può>>. Anche il bue seguiva il nuovo padrone di qualche giorno senza batter ciglio. Non riceveva bastonate per negligenza con Giacòt anche lui aveva imparato una cosa che purtroppo tante persone non sanno più: tenere sempre il proprio posto”.